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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 124

 

 

FIGLIA DEL DIAVOLO

 

 

1.

 

 

            Hong Kong, Regione Amministrativa Speciale della Repubblica Popolare Cinese. Il mio nome è Shang Chi. In cinese mandarino significa lo spirito che avanza. In quale direzione stia avanzando il mio spirito ho smesso di chiedermelo da tempo.

            Da sempre anelo alla pace, ma le circostanze mi portano inevitabilmente sul sentiero della violenza. Sono venuto a Hong Kong per aiutare il mio amico Clive Reston ed ho finito per l’imbattermi negli intrighi di una sorella che nemmeno sapevo di avere.

            La minaccia che Kwai Far, questo è il suo nome, rappresenta nei confronti del mondo intero ha spinto storici rivali come i servizi segreti americani, britannici, russi e cinesi ad accantonare per il momento le reciproche diffidenze ed unirsi contro il nemico comune.

            Prima ancora che si potesse parlare e stabilire una linea d’azione, la sede del servizio segreto cinese a Hong Kong è stata attaccata ed ancora una volta io ed i miei amici ci siamo trovati nella necessità di doverci difendere.[1]

Il luogo dove ci troviamo risuona di grida, rumore di lame e di colpi di pistola. L’intero palazzo è sotto attacco a quanto pare.

C’è molta confusione. Il servizio segreto cinese non si aspettava di essere aggredito in casa propria. Grave errore di giudizio. Kwai Far ha imparato bene la lezione di nostro padre.

 I miei compagni sono tutti dei professionisti e non è la prima volta che si trovano in una situazione simile. Passato il primo momento di sorpresa, stanno tutti reagendo al meglio.

            Quanto a me sono stato addestrato dai migliori maestri a fare del mio stesso corpo un’arma ed ho avuto successo oltre ogni speranza anche se non ne vado fiero.

            Rispetto a me, i miei avversari sembrano muoversi al rallentatore. Evito facilmente i loro colpi e colpisco a mia volta. Ad un certo punto mi ritrovo spalla a spalla con l’uomo che chiamano il Gatto.

-Non te la stai cavando male, Inglese.- mi dice.

            Mi chiama inglese anche se siamo entrambi cinesi perché quando ci siamo conosciuti io ero un agente dei servizi segreti britannici e lui di quelli cinesi, il che faceva di noi dei nemici. Era un epiteto nato dal disprezzo, ma ora è un nomignolo amichevole.

-I nostri nemici sono in gamba. Non sottovalutarli.- replico.

-Non lo faccio mai.- replica lui.

            Il nostro vantaggio è che il poco spazio ostacola i nostri nemici più di quanto lo faccia con noi ma se riescono a prevalere nel resto dell’edificio saremo circondati e le cose si faranno molto più difficili.

            Mi chiamo Shang Chi, sono un maestro del kung fu, un’arma vivente, il figlio di Fu Manchu ed il retaggio di mio padre continua a perseguitarmi.

 

            In volo tra il Regno Unito e la Cina. Non molto tempo prima. L’aereo non sfoggia insegne particolari. È uno dei jet a disposizione del SIS[2] ed a quell’organizzazione appartengono l’equipaggio ed i passeggeri… tranne una, una donna decisamente fuori dall’ordinario che è seduta su uno dei sedili a cui è assicurata da solide cinture metalliche. Altrettanto solide manette le bloccano mani e piedi e quattro agenti, due uomini e due donne la sorvegliano a vista pronti a reagire ad ogni sua mossa.

            Seduto davanti a lei, anche se a distanza di sicurezza, c’è un giovanotto dai capelli biondi che dimostra circa 25 anni. Ha l’aria dello studioso, ma forse è l’effetto degli occhiali che porta. Veste un impeccabile completo blu scuro con cravatta con i colori di Oxford, università dove si è laureato con il massimo dei voti ovviamente.

            Il suo nome è Charles McElwain e nel suo pedigree figurano antenati inglesi, scozzesi, americani e non solo. Da diversi rami della sua famiglia ha ereditato l’attitudine al servizio dello Stato ed in particolare nell’intelligence.

Nonostante abbia già avuto un po' di esperienze particolari da quando è entrato nel MI6, decisamente nulla lo aveva preparato ad avere a che fare con la donna di nome Fah Lo Suee.

-Ti faccio così paura Charles, che non osi nemmeno guardarmi?- gli si rivolge lei -O forse il motivo è un altro?-

            C’è un evidente tono beffardo nella voce della donna ed è forse per questo che Charles la guarda dritto negli occhi mentre dice:

-Dicono che lei… tu sia molto pericolosa. Che tu sia un’esperta di veleni e ne siano intrise le tue labbra e che tu sia una… che incanta gli uomini.-

            Fah Lo Suee fa una risatina e replica:

-I racconti di Mr. Rohmer[3] non sono sempre accurati ma è vero che conosco molti modi per uccidere, alcuni raffinati, altri crudeli. Quanto alle mie labbra, Nayland Smith e Clive Reston potrebbero confermarti che non sempre sono avvelenate e di sicuro non lo sono adesso con tutte le precauzioni che avete preso, ma se vuoi, puoi sincerartene personalmente.-

            Charles arrossisce e di nuovo Fah Lo Suee ride. Anche gli agenti di scorta reprimono una risatina.

 

            Manhattan, New York City, oggi, La Galleria Oike si trova nel centro di Manhattan. È piccola ma è possibile trovarvi pezzi rari di arte giapponese dei secoli passati, cosa che la rende una meta quasi obbligata per gli appassionati di arte orientale.

            La donna dai lunghi capelli neri che indossa un elegante vestito rosso appartiene indubbiamente a quest’ultima categoria ed anche se ha ben altri motivi per trovarsi lì, il suo interesse per il dipinto che sta osservando è autentico.

-Si sta chiedendo se è autentico? A mio modesto parere, sì.- dice una voce maschile alle sue spalle.-

            La donna si volta di scatto. È raro che qualcuno riesca ad arrivare alle sue spalle senza che lei se ne accorga, ma quello che ha di fronte non ha affatto l’aria di un killer della Yakuza[4] e sicuramente non è un ninja della Mano. È un americano dai capelli castani scuri, alto, dal fisico tonico che dimostra circa 35 anni.

-È appassionato anche lei di arte giapponese?- gli chiede.

-Sono solo un modesto dilettante ma ne so quanto basta per sapere che la Galleria Oike non espone nulla se prima non si è assicurata della sua autenticità, Miss…-

-Natchios, Elektra Natchios.- risponde lei -Sono greca ma vivo a New York da tempo. Potrei sapere, il suo nome adesso?

-Nicholas Jeffrey Huntingdon Carter IV, un nome un po' pretenzioso, lo ammetto ma non ne sono responsabile. Lei può chiamarmi Nick se lo desidera e se accetta un invito a cena per stasera.-

-È sempre così diretto con le donne, Mr. Carter?-

-Solo con quelle affascinanti come lei, Miss Natchios.-

            Lei fa una risatina e replica;

-Molto bene, accetto l’invito Nick e puoi chiamarmi Elektra.-

            Non molto distante qualcuno li osserva e scuote la testa.

 

 

2.

 

 

            Manhattan, zona del porto. Ieri notte. Il suo nome è Ch’I-Lin e dice di essere un demone ed il suo aspetto potrebbe confermare la sua asserzione. Afferma anche che il suo scopo è uccidere chi possiede il potere del pugno d’acciaio ed ora, nel sotterraneo di un magazzino apparentemente abbandonato, se ne trova davanti ben due: il supereroe che si fa chiamare Iron Fist e la sua sorella maggiore, che usa il nome in codice di Death Sting.

            Per la prima volta c’è indecisione nella voce del presunto demone:

-Io… io… non posso affrontare entrambi.-

         Uno sbuffo di fumo ed è scomparso

-Questa proprio non me l’aspettavo!- esclama Miranda Rand -Gli hai fatto paura, Danny.-

-Credo che la questione sia più complicata.- ribatte suo fratello -Risentiremo sicuramente parlare di lui, ma ora ho altre faccende di cui occuparmi con una certa urgenza.-

-Di che si tratta? Raccontami tutto.-

            E Danny comincia a parlare.

 

Da un’altra parte di New York, quasi contemporaneamente. Uno sbuffo di fumo anche qui, ma quello che appare nella stanza ben arredata non è un demone dalla pelle verde e gli occhi rossi bensì un uomo normale chiaramente asiatico e vestito con un completo gessato scuro.

La sua faccia è cupa. Ha fallito ancora una volta. Ormai è chiaro: non può combattere i due possessori del Pugno d’Acciaio quando sono insieme e non può uccidere il più recenti degli Iron Fist se prima non avrà ucciso chi ha ereditato il potere del suo predecessore. Maledette regole magiche

Miranda Rand dovrà morire.

 

Da qualche parte nel Distretto di Kowloon, Hong Kong. L’agente del Secret Intelligence Service del Regno Unito Lynne Theresa Vesper McElwain si trova decisamente in una brutta situazione: nuda e legata ad una fune che sta scendendo sempre più verso una vasca dove nuotano squali affamati e presto i suoi piedi saranno alla portata delle loro fauci.

La sua prima missione operativa da quando è diventata agente del MI6 rischia di essere anche l’ultima se non accade qualche miracolo nei prossimi minuti.

Si è fatta catturare come una stupida e adesso sta per pagare il prezzo della sua stupidità. Proprio un pessimo modo di porre fine ad una tradizione familiare vecchia di generazioni.

 

 

3.

 

 

            Da qualche parte a Hong Kong. Un uomo alto che indossa una tunica rossa dai bordi dorati ed il cui viso è celato da un cappuccio anch’esso rosso osserva da un monitor la sede locale, per quanto non ufficiale, del Ministero della Sicurezza di Stato della Repubblica Popolare Cinese ovvero il servizio segreto e polizia politica di quella nazione.

            In questo momento il palazzo è sotto attacco di addestratissimi sicari appartenenti alle varie organizzazioni asiatiche affiliate al Si Fan fondato da Fu Manchu. Il Dottore del Diavolo può essere morto, ma c’è chi ha raccolto la sua sinistra eredità. L’uomo noto come Fratello Scure è uno di questi eredi ed è a lui che è stata data la direzione di questa operazione che ha come scopo l’eliminazione di tutti i nemici del Si-Fan ed al tempo stesso l’indebolimento del Guójiā Ānquán Bù;[5] in questa parte d’oriente.

            Se solo potesse sapere come sta andando la battaglia all’interno, ma le microcamere nei costumi degli assalitori non funzionano od inviano immagini disturbate e confuse. Che sia colpa di una delle diavolerie del MI6?

Poco importa, stavolta il maledetto Shang Chi ed i suoi alleati non riusciranno a cavarsela. Non devono,

 

All’interno del palazzo. Per quanto forti, numerosi e determinati possano essere i nostri avversari, io sono ancora più determinato a non cedere. Mio padre mi ha addestrato per essere una vera e propria arma vivente ed ora mostrerò ai suoi successori quanto lo sono.

-Per quanto i nostri nemici siano in gamba, noi siamo migliori, Inglese, ed abbiamo un vantaggio.- mi dice Shen Kuei detto il Gatto -Se usassero le armi da fuoco o gli esplosivi probabilmente saremmo già morti, ma la loro devozione alle armi bianche è il loro limite. In un combattimento ravvicinato noi siamo superiori.-

            Il Gatto può sembrare arrogante e presuntuoso a volte, ma in questo caso ha ragione, tuttavia c’è una cosa che non posso non fargli notare:

-In questo spazio ristretto, però, siamo limitati anche noi.-

-Troppo giusto, quindi cominciamo a fare un po’ di spazio.-

            Con dei calci ben assestati il Gatto spedisce un po’ di avversari oltre una finestra e poi spicca un salto seguendoli.

 

            Lower East Side, Manhattan. Il luogo è un’anonima villetta unifamiliare a due piani. Sembra la classica abitazione da classe media, ma le apparenze spesso ingannano.

In questo momento è occupata da tre donne: la prima ha i capelli corti e neri, indossa una camicetta bianca con i primi bottoni slacciati, una gonna nera che arriva poco sopra le ginocchia e scarpe di marca. Dimostra circa trent’anni. Con lei ci sono una ragazza dai lineamenti vagamente orientali e dai lunghi capelli rossi che indossa una tuta aderente di colore bianco e porta una katana a tracolla ed un’afroamericana dalla pettinatura afro vestita di rosso che invece porta a tracolla una fondina con una pistola.

Colleen Wing e Misty Knight sono le due socie della Nightwing Restorations, un’agenzia di investigazioni e protezione ed il loro incarico attuale consiste proprio nel proteggere l’altra donna: Jeri Hogarth, avvocatessa rampante e priva di scrupoli che qualcuno ha cercato di uccidere forse a causa di quello che ha appreso su un tentativo di scalata ostile alla Rand-Meachum Corporation.[6]

Anche se praticamente non si parlano da anni ed hanno etiche differenti, il padre di Jeri, Jeryn, famoso avvocato, ha deciso di assumere le migliori guardie del corpo sulla piazza per proteggere sua figlia finché il pericolo non sarà passato. Nel corso delle ultime 24 ore le due donne si sono alternate con Luke Cage nei turni di protezione ed ora tocca di nuovo a Colleen.

-Sono contenta di rivederti, Colleen cara.- le si rivolge Jeri con un sorriso.

            Misty le lancia un’occhiataccia e sta per dire qualcosa quando da fuori si sente un rumore, quello di chiavi che girano nella toppa.

-C’è qualcuno.- dice impugnando la sua pistola.

-Calma! Siamo amici.- dice una voce che ben conosce.

Misty sta per esclamare “Danny”, ma si morde le labbra appena in tempo. Non c’è assolutamente bisogno che Jeri Hogarth conosca la vera identità di…-

-Iron Fist e Death Sting!- esclama -Come mai siete qui?-

            Danny Rand e sua sorella entrano nella casa chiudendosi la porta alle spalle e lui risponde:

-Ho pensato di venire a vedere se potevamo essere utili… e tu, Misty… non dovresti sforzarti troppo, lo sai.-

-Sciocchezze! Sono in forma e sono perfettamente in grado di badare a me stessa.- ribatte Misty con stizza.

            Prima che possa aggiungere altro, Jeri Hogarth si avvicina

-Iron Fist!- esclama -Mi aspettavo di rivederti prima o poi, ma lei…- indica Miranda -… lei è una sorpresa… una piacevole sorpresa direi. Quel costume le sta proprio bene.-

-Mi chiamo Death Sting.- si presenta lei.-

-Nome impressionante… ma … ci siamo già viste da qualche parte? Hai qualcosa di familiare.-

-Non credo proprio… Miss Hogarth.-

            Questa faccenda dell’identità segreta può veramente essere seccante, pensa Miranda Rand.

-Se permette, Miss Hogarth, ci sono delle domande a cui dovrà rispondere.- dice Iron Fist a Jeri.

            La giovane donna sospira ed infine replica:

-Sapevo che saremmo arrivati a questo. Non posso dire che mi entusiasmi, ma immagino di non poterlo evitare.-

-No, non può.-

-E allora cominciamo .-

 

 

4.

 

 

Un ristorante di lusso a Manhattan, New York. Elektra deve ammettere di essere impressionata. Non solo il suo corteggiatore l’ha portata in uno dei migliori ristoranti greci della città, ma si è dimostrato decisamente esperto nello scegliere le portate ed ha sfoggiato anche una notevole conoscenza della lingua greca con quasi nessun accento.

            La cena scorre tranquilla con un po' di conversazione su argomenti vari. Alla fine Elektra chiede:

-Non mi hai ancora detto di cosa ti occupi nella vita, Nick.-

            L’uomo accenna un sorriso e risponde:

-Diciamo che porto avanti una tradizione di famiglia.-

-Detto così è piuttosto vago… e stuzzica la mia curiosità.-

-Potrei definirmi un risolutore: quando qualcuno ha un problema apparentemente irresolubile, chiama me perché glielo risolva.-

-Interessante, è un po' quello che faccio anch’io. E questo… lavoro ti fa viaggiare molto?-

-Abbastanza. Sono stato in quasi tutto il mondo ed ho raccolto un bel po' di souvenir inusuali.-

-In che senso inusuali?-

-Finita la cena, potremmo andare a casa mia e lo vedresti con i tuoi occhi.-

            Elektra scoppia in una risata e dice:

-È questo il tuo approccio standard per quando vuoi portarti una donna a letto? Il classico: posso mostrarti la mia collezione di farfalle? Sono un po' delusa.-

            Lui fa un sorriso sornione ed allarga le braccia per poi dire:

-Oh beh, a volte funziona. In realtà la mia collezione esiste veramente e ci sono alcuni pezzi che ho trovato in estremo oriente su cui mi piacerebbe avere la tua opinione.-

-Mi piace l’arte orientale ma non so se potrei definirmi un’esperta… tuttavia… perché no? Mi hai convinto.-

            L’uomo sorride. È stato più facile del previsto… forse anche troppo. Chi sta davvero conducendo il gioco? Sarà interessante scoprirlo.

             Elektra ed il suo accompagnatore hanno appena lasciato il ristorante che un uomo si fa portare il conto, lo salda con la sua carta di credito e poi esce con calma dal locale giusto in tempo per vedere un’auto allontanarsi e subito dopo una moto guidata da una donna immettersi nella sua scia.

            Forse stanno esagerando, pensa, ma nel suo tipo di lavoro le precauzioni non sono mai troppe.

Hong. Kong. L’uomo di nome Xiang Cheng è decisamente sconcertato. Tutto si aspettava tranne un assalto diretto alla sede locale del Ministero della Sicurezza, il temutissimo, ma evidentemente non dagli accoliti di Kwai Far, Ānquán Bu.

Per fortuna i presenti nel suo ufficio stanno reagendo in maniera eccellente. Lui stesso non è stato con le mani in mano. Fortunatamente, anche se ultimamente è stato soprattutto un burocrate non ha dimenticato le arti marziali. Riesce a stendere un avversario armato di pugnale e si ferma a riprendere un po’ di fiato.

Da dove si trova Xiang può osservare Shang Chi ed il Gatto muoversi con scioltezza, evitare i colpi dei nemici ed abbatterli uno dopo l’altro. Gli agenti americani e britannici non sono da meno e così Therese Beswick e Shareen, due delle sue migliori agenti operative.

Nello spazio ristretto dell’ufficio non è consigliabile usare le armi da fuoco, ma questo non è un limite per nessuno dei combattenti quasi tutti abituati a combattere a mani nude. In breve, contro praticamente ogni possibile previsione, gli aggressori sono sconfitti.

Xiang batte le mani e dice:

-Complimenti, signori , siete stati tutti all’altezza della vostra fama.-

-Avrei preferito farne a meno.- commenta l’uomo che fino a poco tempo prima si faceva chiamare John Bryce -Questi erano tipi tosti. Kwai Far ci tiene davvero a vederci tutti morti.-

-Il che rende ancora più necessario ed urgente unire le nostre forze contro di lei, non credete?- ribatte Xiang.

            I presenti non possono che assentire.

 

            Distretto di Kowloon, Hong Kong. La vasca è sempre più vicina e Lynne McElwain sente lo schioccare delle loro mascelle ormai… o solo la sua immaginazione alimentata dalla paura?

            Poco importa, perché, a meno che qualcosa non accada nei prossimi due minuti, per lei non ci sono speranze: finirà nella pancia degli squali.

            E qualcosa d’improvviso accade.

 

 

5.

 

 

            Lower East Side, Manhattan. Jeryn “Jeri” Hogarth si siede su una poltroncina, accavalla le gambe e rivolge un sorrisetto insolente all’uomo e le due donne davanti a lei poi dice:

-Dunque, Mr. … Iron Fist… che domande voleva farmi?-

-Non abbia fretta Miss Hogarth. Stiamo aspettando qualcuno più bravo di me a farle.- replica il supereroe.

-Davvero? E chi sarebbe?-

-Io.- dice una voce maschile.

            Nella stanza, seguito dalla massiccia figura di Luke Cage, è appena entrato un uomo non più giovane, decisamente sovrappeso, dai capelli bianchi che indossa un completo tre pezzi gessato ed occhiali con montatura di tartaruga.

            Nel vederlo Jeri perde di colpo la sua impassibilità ed esclama:

-Papà?-

 

            Distretto di Kowloon, Hong Kong. Una porta cede di colpo sotto una forte pressione e nel salone irrompono cinque uomini.

-Maledizione!- esclama un uomo non molto alto con il volto incorniciato da una corta barbetta -È peggio quanto ci aspettassimo.-

-Non perdiamo tempo in chiacchiere!- esclama un uomo non più giovanissimo slanciandosi in avanti.

            Ancora pochi secondi ed i piedi della ragazza che, legata per i polsi ad una specie di argano, sta scendendo sempre di più verso una vasca, saranno a portata delle mascelle di un branco di squali affamati.

            Continuando a correre l’uomo getta nella vasca un piccolo oggetto. Subito dopo c’è una piccola esplosione accompagnata da un forte bagliore e spruzzi d’acqua. L’uomo fa un balzo ed afferra la ragazza per le caviglie.

Contemporaneamente un altro del gruppetto, alto e slanciato, spara e spezza le corde che imprigionano la ragazza senza nemmeno sfiorarle i polsi.

La giovane donna ed il suo aspirante salvatore piombano in acqua. L’uomo stringe la ragazza alla vita e poi nuota velocemente verso il bordo della piscina mentre gli squali sono ancora frastornati.

Un altro del gruppo li aiuta ad uscire mentre gli altri sparano verso la piscina colpendo un paio di squali che si stavano avvicinando troppo.

Un anziano cinese aiuta la ragazza, ad alzarsi dicendole:

-Speravo di incontrarla in circostanze migliori, Miss McElwain.-

 

            Lynne McElwain sorride, apparentemente per niente imbarazzata dall’essere completamente nuda, e replica:

-Beh, lei ed i suoi amici siete arrivati al momento giusto per quanto mi riguarda Mr. …-

-Fang Ling Sing, per servirla.-

-Quel Fang Ling Sing?- esclama in tono sorpreso la ragazza -Ho sentito molto parlare di lei, ma credevo che fosse…-

-Morto? La cosa non mi dispiace molto dopotutto.-

            Nel frattempo i polsi della ragazza vengono liberati e l’uomo che ha sparato sulle corde le si avvicina porgendole la giacca che si è appena tolto e le dice:

-Anch’io avrei preferito rivederti in un momento migliore, Lynne. Su tieni e copriti.-

-Grazie Clive.-

-Peccato, non mi dispiaceva lo spettacolo.- commenta sarcastico l’uomo che era saltato nella piscina.

-Lynne, permettimi di presentarti questo cattivo soggetto: il suo nome è Chance Renard, ma è meglio conosciuto come …-

-Il Professionista.- completa Lynne -Ho sentito parlare anche di lei.-

-Male, suppongo.- ribatte con un sorriso l’uomo.

Parla un ottimo Inglese con appena una sfumatura di accento che la ragazza identifica senza esitazione come belga.

-Per quanto mi riguarda, potrei solo parlare bene. E devo ancora ringraziarla per avermi salvato la vita.-

            Così dicendo Lynne gli getta le braccia al collo e lo bacia. Quando stacca le sue labbra da quelle di Renard quest’ultimo riprende fiato e dice:

-Può continuare a ringraziarmi così quando vuole, Miss McElwain. Immagino di poterti chiamare Lynne adesso.-

-Calma i bollori, Professionista.- gli dice l’uomo con la barba il cui nome è Stephen Gunn -Dobbiamo pensare a portare via di qui Miss McElwain.-

-A proposito, come siete riusciti a trovarmi in tempo?-

-Non ci crederai…- risponde Clive Reston -… ma è stata Fah Lo Suee.-

 

            A bordo di un aereo in volo sopra Hong Kong. La donna il cui nome è Fah Lo Suee sorride divertita mentre si rivolge al giovane dai capelli biondi e gli occhiali in piedi davanti a lei:

-Tua sorella è salva, Charles. Spero che non dimenticherai che sono stata io a renderlo possibile.-

            Charles McElwain sospira. Ha fatto un patto con il diavolo e sa che un giorno dovrà pagarne le conseguenze.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Quasi nulla da dire che non sia spiegato nella storia, quindi procediamo:

1)    Elektra compare qui dopo gli eventi di Devil 114.

2)    Chi sia Nicholas Jeffrey Huntingdon Carter IV qualcuno può averlo già indovinato, gli altri aspetteranno il prossimo episodio.

A proposito del prossimo episodio … ne saprete di più quando lo leggerete. -_^

 

 

Carlo



[1] È tutto accaduto nel finale dello scorso episodio.

[2] Secret Intelligence Service, l’agenzia di spionaggio all’estero del Regno Unito nota anche come MI6.

[3] Sax Rohmer, creatore di Fu Manchu.

[4] La mafia giapponese.

[5] Ministero della Sicurezza di Stato in Cinese Mandarino.

[6] Vedi n. 121.